Certificati? Repetita juvant
Chiarire l’utilità dei certificati è sempre utile e a volte necessario.
certificato
[cer-ti-fi-cà-to] s.m.
Documento pubblico o privato con il quale si certifica, si attesta un determinato fatto o un diritto: c. di buona condotta, di nascita, di laurea
‖ Certificato medico, rilasciato da un medico sullo stato di salute o sulla malattia di una persona
‖ FINANZ Certificato di credito, di scadenza, titolo che rappresenta un deposito bancario a scadenza o un credito
Al fine di evitare errori o interpretazioni personali ho riportato il significato del termine “certificato” estrapolato dal vocabolario Hoepli.
Leggendo attentamente si comprende che un certificato attesta un determinato fatto, quindi ci chiediamo e chiediamo a TUTTI VOI e soprattutto a coloro che si affannano a chiedere, a proporre, a parlare di certificati:- Cosa c’entra il fatto che si attesti che un campione sottoposto a prove le ha superate, con il fatto che TUTTI i prodotti usciti da una produzione di serie (grande o piccola non importa) siano conformi a quanto previsto dalla legge? Qualcuno mi può spiegare il nesso tra un campione conforme e certificato e la produzione di serie?
Ho lavorato per 37 anni a contatto con un numero cospicuo di aziende, ed ho fornito consulenza sui sistemi di gestione, anche quelli ISO 9001 per decenni, ma ho sempre visto che la produzione di serie può essere uguale ad un campione, ad un prototipo o ad un progetto, se si riesce a ripetere entro determinati limiti di tolleranza le stesse procedure per ottenere le stesse caratteristiche.
Mi scuseranno gli amanti della precisione se sorvolo su la fatto che non esistono due cose uguali al mondo e quindi quando uso i termini “uguale” e “stesse” non entro nel merito dei criteri di tolleranza, che sarebbero un ambito molto interessante, ma forse per pochi lettori.
Non sono quindi in grado di capire, ma può essere un mio limite che spero qualcuno eliminerà, come sia possibile estendere un certificato rilasciato dopo aver eseguito delle prove su un campione, ad un numero imprecisato di prodotti sui quali solo il produttore ha la possibilità di esprimere qualsiasi valutazione.
Per farmi comprendere ancora meglio faccio un esempio:
immaginiamo che io sia un produttore disonesto e che intende imbrogliare sia i miei clienti, sia le autorità di controllo del mercato, sia le dogane (notate che ho distinto tra autorità di controllo del mercato e dogane, che sono autorità di controllo delle frontiere), ed ipotizziamo che io voglia costruire e vendere un prodotto che non rispetta le norme (per risparmiare), il prodotto è una lampada con struttura in plastica e cablaggio già marcato CE.
- produco il telaio della lampada con plastica di prima qualità (granulo derivato da caprolattame, cioè sintesi da petrolio)
- inserisco un cablaggio acquistato da una primaria ditta e già marcato CE
- assemblo correttamente il tutto
- invio il prodotto ad un Organismo Notificato (magari con sede in Europa, per far felice il doganiere) che dopo aver fatto le prove mi rilascerà il certificato che attesta che il prodotto rispetta le norme.
Poi…….
- produco il telaio in plastica riciclata da rifiuti (come fanno tutti i cinesi, che si fanno pagare per portarci via i rifiuti e ce li fanno ripagare trasformati in oggetti)
- acquisto il cablaggio da una ditta meno seria, che magari non mette la messa a terra ed utilizza cavi più sottili, così risparmio
- allego ad ogni pezzo venduto la fotocopia del mio certificato
- voilà il gioco è fatto, tutti contenti, io per primo ed anche soddisfatto, perchè con un semplice pezzo di carta, neppure originale, ma fotocopiato sono riuscito a prendere in giro tutti
Unico punto debole di tutta la faccenda è la sicurezza del prodotto, perchè può rilasciare sostanze inquinanti o provocare un corto e magari qualcuno prende la scossa, ma è così raro che decido di fregarmene, se poi magari sto in Cina, la cosa non mi interessa proprio, chi verrà a prendermi? Il doganiere?
In attesa di qualcuno che mi spieghi come un certificato possa garantire la produzione di serie, invito tutti a riflettere su chi debba garantire i prodotti venduti, il produttore/importatore o un Organismo Notificato, e magari nel frattempo privilegiare i prodotti costruiti in Italia o in Europa, cercando conferma dell’origine e soprattutto acquistare da persone note e rintracciabili, cioè persone che abbiano qualcosa da perdere in caso di controllo da parte delle autorità.
NOTA BENE: in caso di importazione, la documentazione fornita dal produttore extra UE non è mai sufficiente allo scopo della marcatura CE.
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Buongiorno,
si sono già stato su amicidellasicurezza.net, e ho lasciato un commento in merito al suo articolo sulle piazzole di sosta e le telecamere.
ai lettori del blog confermo che di soldi dal sig Carraro per essere in sintonia con lui non ne prendo ;-), ma ha ragione lei, forse dovremmo inventarci un bel litigio per aumentare gli “ascolti” 😉
Distinti saluti
Salve, mi fa sempre piacere leggere i Suoi commenti e spero che rimarrà un nostro frequentatore ed anzi possa partecipare con qualche testimonianza sulle Sue esperienze, che certamente pubblicherò sul sito http://www.amicidellasicurezza.net che ha lo scopo di aumentare la sensibilità sul tema della nostra sicurezza.
La VERA “terra dei fuochi” non sta in Calabria, è distribuita in tutta Europa, sta nelle nostre case, ci viviamo dentro, ma siccome costa poco e ci piace tanto, la acquistiamo un articolo alla volta.
Si goda pure tutti i soldi che Le inviamo per i Suoi commenti ;-), io sono tranquillo che non la faranno ingrassare di un grammo e neppure il Suo colesterolo ne soffrirà.
Cordiali saluti
ing. Carraro
Buonasera,
veramente interessante notare come alcuni ospiti (non dico molti perchè non mi va di generalizzare..) che scrivono in questo blog siano interessati solamente a capire su chi ricade la colpa di cosa;
mi sorge spontanea una domanda: ma qualcuno li obbliga a fare gli imprenditori?
l’ imprenditoria ha i suoi vantaggi, le sue regole (che alcuni non rispettano) e i suoi RISCHI…
vuoi sicuramente evitare qualsiasi genere di rischio? lascia perdere… e vai a fare il lavoratore dipendente.. è più sicuro… sempre che tu non sia costretto a lavorare con macchinari/attrezzi messe in commercio da gente semza scrupoli…
Distinti saluti
Salve, forse è superfluo sottolineare che mi trovo ancora una volta in accordo con Lei, anche se non credo che l’ultimo commento avesse questo come obiettivo primario, ma forse era la ricerca di comprendere la distribuzione delle responsabilità, che a volte molti si prendono senza saperlo.
Ho approfittato dell’occasione per ribadire ciò che anche Lei sostiene, ovvero che prima della responsabilità ci si dovrebbe preoccupare di far bene il proprio lavoro e questo comporta automaticamente fare prodotti sicuri, ma questo non sembra sempre chiaro.
D’altronde se ci sono dei manager di successo che affermano nei loro convegni “dotti e progressisti” che per avere successo occorre essere furbi ed onesti, senza spiegare come mettere insieme questi due termini assolutamente antitetici, allora possiamo anche comprendere, ma non accettare, che ci sia chi si preoccupa della propria responsabilità, prima che della sicurezza propria e degli altri.
In fondo basta che ci sia “il certificato” e siamo tutti “felici e contenti”, un pò idioti magari, ma questo è secondario.
La saluto cordialmente.
Ing. Carraro
p.s. è già aperto il sito http://www.amicidellasicurezza.net e tutti possono aderire e fornire commenti o esperienze e Lei ne ha molte, certo però che se continuiamo ad essere d’accordo, qualcuno potrebbe pensare che è tutto combinato, forse saremmo più seguiti se litigassimo, come in televisione, dove naturalmente non c’è nulla di combinato, li è tutto vero!!!!!