Marcatura CE e buon senso
Tutte le direttive sulla marcatura CE non prescindono dall’utilizzo del buon senso.
Non intendo giudicare gli altri, ma posso giudicare me stesso e sono arrivato a questa conclusione: io sono anormale, nel senso che sono fuori della norma quindi sono fuori dal mondo, da questo mondo.
Scrivo questo articolo, sull’onda dell’emotività (pacata) che mi ha suscitato una chat a cui ho appena risposto, ecco il testo:
- mio figlio vorrebbe comprare delle lenti a contatto colorate per Halloween. Ha 10 anni. Queste lenti devono essere marcate CE?
Ho subito risposto affrontando gli aspetti tecnico normativi della questione delle lenti a contatto per uso estetico, poi mano a mano che interagivo con questo gentile signore, mi sono reso conto di cosa stavamo parlando ed ho iniziato a cambiare l’ottica con cui osservavo la questione.
Premetto che non ho nulla nei confronti di questo signore, la cui richiesta prendo solo come pretesto per valutare una situazione più generale e non intendo in alcun modo giudicare, nè lui, nè altri genitori, desidero solo mettere la lente di ingrandimento su alcune cose che possono passare inosservate, tanto sono considerate “normali“.
Quindi iniziamo
- mio figlio vorrebbe comprare: presuppone che il figlio abbia potere economico e decisionale per poter acquistare una qualsiasi cosa, se il figlio fosse economicamente indipendente non ci sarebbero particolari problemi
- Ha 10 anni: questa parte a mio avviso è “leggermente” in contrasto con la prima, forse a questa età può essere comprensibile una richiesta al genitore che può valutare la cosa, ma il modo di esprimersi è segno di una realtà, ovvero vorrebbe e se vuole, vuole, come si potrà mai contrastare un bambino di 10 anni che vuole qualcosa? Non sia mai, potrebbero venirgli delle turbe ed in futuro diventare un serial killer.
- lenti a contatto colorate per Halloween: non parliamo di un giochino, o di un costume per questa festa di tradizione così autoctona, a cui non si può rinunciare e che non si può in alcun modo contrastare, si parla di lenti a contatto. Sono prodotti cosmetici, che sono equiparati per pericolosità a dispositivi medici di classe IIa, necessitano di test di laboratorio che ne garantiscano la non pericolosità per gli occhi. Appunto parliamo degli occhi, non della pelle su cui applicare un tatuaggio temporaneo, anch’esso prodotto cosmetico e quindi soggetto alle direttive sui cosmetici, oltre che a quella sui giocattoli, per i bambini al di sotto dei 14 anni. Gli occhi sono più delicati della pelle, non fosse altro per quantità.
Queste lenti potrebbero contenere sostanze tossiche, altamente nocive per la salute degli occhi, potrebbero essere meccanicamente dannose per l’occhio, che ne potrebbe essere danneggiato.
Le lenti a contatto sono un utilissimo sacrificio per chi vuole migliorare il visus ed evitare gli occhiali che possono risultare ingombranti, sono utili per i travestimenti necessari per vari scopi, ma dovrebbero presupporre una scelta cosciente, basata sulla valutazione costi-benefici ed in alcuni casi il rigetto ne impedisce l’utilizzo.
Che un adulto decida di utilizzarle per motivi pratici o estetici, si rivolga ad un oculista e poi ad un ottico per acquistarle, rientra nelle sue legittime scelte e che lo faccia per carnevale o Halloween, fa sempre parte di decisioni personali, come tatuaggi e piercing, scelte di cui non intendo occuparmi.
Che il problema se lo ponga un bambino di 10 anni e che ci siano dei negozi che possono vendere liberamente questi prodotti, senza alcuna verifica, sia sulla professionalità del venditore, che sulla compatibilità dei prodotti con le leggi vigenti, mi sembra una follia.
Ma sono certo che questo non desterà alcuno stupore, nè in moltissimi genitori, abituati a dire di si, perchè il no richiede delle spiegazioni, delle assunzioni di responsabilità e diciamolo chiaro una rottura di scatole, come non desterà lo stupore delle autorità di controllo del mercato, immerse nel più grande, immenso oceano dei prodotti illegali, da cui non riescono ad emergere.
Per conto mio preferisco dichiararmi “anormale“, fuori da un mondo in cui genitori e bambini “discutono democraticamente” sulle scelte (tutte le scelte) che riguardano l’educazione dei bambini, dove si pretende di coinvolgere la scuola che dovrebbe fornire l’istruzione, nell’educazione dei propri figli, dove il maestro non deve essere più educatore, ma “sostituto genitore“, che naturalmente non potrà mai dire di no, perchè rischia il pestaggio o la denuncia.
Da questo mondo mi chiamo fuori.
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