Dall’inizio alla fine.
Le leggi non possono essere solo parzialmente e vanno osservate completamente.
Il titolo potrebbe adattarsi ad un film, o ad un libro, in realtà lo indichiamo come un normale metodo che secondo noi dovrebbe essere applicato in molte attività.
Ad esempio, facendo un’autocritica, quando leggiamo le e-mail dovremmo leggerle dall’inizio alla fine ed attentamente, invece a volte per la fretta o per la superficialità saltiamo dei passaggi, con conseguenze anche spiacevoli.
In questo caso riteniamo che dall’inizio alla fine si dovrebbero leggere ed applicare le leggi, riferendoci in particolare alle leggi sulla sicurezza dei prodotti.
Queste leggi che nei vari Paesi europei hanno nomi e numeri diversi, derivano tutte dalle direttive europee, emanate dalle autorità che regolano almeno sulla carta, anche la sicurezza dei prodotti oltre a molto altro.
Tutte le direttive sulla sicurezza dei prodotti, sia quelle che prevedono la marcatura CE, sia la direttiva 2001/95/CE, tutte ma proprio tutte, contengono una parte tanto importante quanto ignorata, ovvero “chi immette un prodotto sul mercato deve garantire la presenza attiva di un F.C. P. cioè Controllo di Produzione in Fabbrica”.
L’importanza e la necessità assoluta della presenza formale e sostanziale del Controllo di Produzione in Fabbrica è facilmente intuibile, infatti mille certificati anche se emessi dal più importante Organismo Notificato, non diranno nulla sui prodotti di serie, se non esiste un sistema che tenga sotto controllo la produzione e garantisca che ogni singolo prodotto è “uguale” al campione o al progetto, nei limiti delle tolleranze predefinite.
Un certificato afferma che un campione è stato sottoposto a determinate prove, le ha superate positivamente ma ……., non sempre il campione è sottoposto a tutte le prove ed i controlli che sarebbero opportuni ed inoltre si tratta pur sempre di un solo campione.
Il certificato ed il campione approvato sono utili al produttore per avere, sia una conferma, che un riferimento, ma ciò che immette in commercio non è il campione, ma qualcosa di simile ad esso e solo il produttore mediante il F.C.P., può garantire la costanza delle prestazioni ottenute.
Questo ragionamento pone qualche interrogativo inquietante, il primo in tutti i sensi è questo: come può fare un importatore ad assicurare che esiste un Controllo di Produzione in Fabbrica se: non sa neppure dove sia la fabbrica?, non ha nessun potere di controllo sul fornitore?, a volte non lo conosce neppure ed opera tramite intermediari, si deve fidare ciecamente di ciò che gli riferisce il produttore?
Ne consegue che se molti, moltissimi importatori non sono in grado di esibire un F.C.P. effettivo, non potrebbero importare nulla, con gravi conseguenze sulla loro attività e con un effetto collaterale importante: il mercato avrebbe domanda senza offerta.
Questa ipotesi che apre uno scenario quasi apocalittico, costringerebbe i produttori europei a produrre tutto ciò che non si potrebbe/dovrebbe poter importare in Europa ed emergerebbe una improvvisa necessità di nuovi posti di lavoro.
Però con questo ragionamento, che fino ad ora non mi pare abbia infranto nessuna legge e nessuna regola di buon senso, si arriva ad una conclusione incredibile, ovvero applicando le direttive sulla sicurezza e sulla marcatura CE si esce dalla crisi occupazionale, possibile che sia così semplice? Sembra quasi la favola del Re nudo.
Io l’ho raccontata a molti, anche all’ex Ministro Zanonato e magari riuscirò a raccontarla anche al nuovo Ministro, ma non è sufficiente quello italiano, bisognerebbe che questa storia fosse raccontata a tutti i nostri Governanti europei, chissà poi se a loro interesserebbe?
Certamente non piacerebbe alle lobbies che stanno facendo i soldi sulla nostra sicurezza, non piacerebbe agli importatori che però potrebbero commercializzare prodotti autarchici (almeno per una volta questa parola avrebbe un senso positivo), non piacerebbe a coloro che tramite la globalizzazione stanno globalizzando la miseria, però forse migliorerebbe le condizioni di vita nostre ed anche dei Paesi fuori UE, dove si comincerebbe a produrre con criteri di sicurezza pari ai nostri, con beneficio sia dei consumatori che degli operatori.
Se le leggi non si leggono e non si applicano dall’inizio alla fine, a cosa servono? Perché impegnare tante utili risorse a predisporre leggi che non sono applicate? Perché applicarle solo ai produttori europei, discriminando gli imprenditori locali a favore di quelli extra UE? Non c’è nulla di xenofobo in questa affermazione, solo l’idea di parità di condizioni tra competitor.
Siamo certi queste domande rimarranno senza risposta, ma se qualcuno di Voi inizierà a farle al di fuori di questo blog, forse diverranno utili, almeno per far crescere la domanda di sicurezza.
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Buonasera,
ragionamento che non fa una grinza.. però se tutto ciò accadesse io spedizioniere internazionale diventerei disoccupato 😉
scherzo ovviamente.. se ciò che ha scritto nel suo articolo diventasse realtà ci sarebbe lavoro per tutti secondo la mia opinione… e prodotti più sicuri e fatti meglio…
molti potrebbero contestare l’ aumento dei costi dei prodotti in generale, ma secondo me questo aumento sarebbe “pareggiato” dall’ aumento del benessere finanziario generale…
Distinti saluti
Salve, credo che acquisteremmo meno, ma prodotti più sicuri, avremmo meno cose da smaltire e più soddisfazione, lavoreremmo tutti con più soddisfazione, ma come vede sono tutti condizionali.
Tra poco partirà il blog “amici della sicurezza” spero che Lei sarà tra gli amici.
Cordiali saluti
ing. Carraro